Svoltare o procedere: uno strumento utile e un paio di consigli per questi tempi incerti

Feb 16, 2022

Mike, uno di noi!

Il 4 Gennaio del 2022 è una data passata in qualche modo alla storia: Blackberry, che pure da tempo non stava tanto bene, è morta. Con un annuncio sul sito istituzionale l’azienda ha reso noto che i dispositivi potrebbero non funzionare più. Non esattamente una bandiera bianca sulla scena imprenditoriale - la situazione è più complessa di quanto si possa pensare - ma di sicuro una spugna bianca gettata da bordo ring per dire che il match ha espresso un verdetto chiaro, che non ce la si fa più e che non si può ed è inutile continuare. 

Blackberry si aggiunge all’elenco di eccellenze che per miopia e scelte sbagliate sono state triturate dal mondo che avanza. 

Ma è molto più interessante ricondurre il fallimento - per quanto il termine sia spesso superficiale - a dinamiche umane prima ancora che aziendali. 

Adam Grant ad esempio ha ricondotto tutto alla storia di Mike Lazaridis, bambino prodigio, innovatore, responsabile tanto dell’ascesa quanto della caduta di Blackberry.

Mike Lazaridis verrà presto inserito in qualche slide che parla di disruption, proprio accanto a Blockbuster, e tacciato di incompetenza manageriale. 

Ma di certo, un uomo che per anni ha stravolto il mondo e stregato il mondo - è nota l’ammirazione esternata più volte da Bill Gates così come è famoso il fatto che Obama al momento dell’insediamento non volle consegnare il suo Blackberry ai servizi segreti - non può di certo essere uno stupido. 

Un essere umano, con difetti e fragilità umane, questo sì. 

Man mano che altre aziende facevano apparizione nel settore, Mike si è sempre preoccupato di studiarne caratteristiche ed eventuali minacce.

Non trovò nulla che lo colpisse realmente fino all’estate del 2007, quando rimase sbalordito dalla potenza di calcolo del primo iPhone. «Hanno infilato un Mac dentro quel coso», disse. 

Tuttavia, più che spaventato si ritrovò rinfrancato: il Blackberry era stato progettato per semplificare e dare focus a ciò che conta nel lavoro e un dispositivo come l’iphone onnipotente non era che un nemico appariscente contro cui combattere e in base al quale definirsi. Gli esperti di marketing direbbero che per Mike l’iPhone è stato il nemico grazie al quale definire ancora meglio una categoria da presidiare. 

Qualche anno più tardi, quando nel 2010 il team propose di includere messaggi di testo crittografati, ascoltò con attenzione ma rifiutò in modo categorico: anche questo secondo lui avrebbe diluito e disperso la missione di Blackberry “solo ciò che conta”. 

L’azienda abbandonò la messaggistica istantanea, mentre WhatsApp su questo vi avrebbe costruito un impero. 

La cosa interessante di questa storia, seguendo il ragionamento proposto da Adam Grant, è che anche una persona eccezionale come Mike Lazaris è molto più simile a noi di quanto si possa pensare: fa una terribile fatica a cambiare idea e ripensare le proprie convinzioni. 

Non parliamo infatti di un amante dello status quo simile a quelle vignette in cui dei primitivi passano con una ruota e quello dice di essere troppo impegnato. Parliamo invece di una persona geniale continuamente impegnato a innovare. Il prodotto, il modo, ma non le sue idee. 

I primi dispositivi BlackBerry erano dei cercapersone, nel corso degli anni ogni modello ha aggiunto qualche tipo di miglioramento e di innovazione. 

La strada invece, l’idea che le persone non volessero distrazioni (non volessero un Mac o pc sul telefono) quella invece è rimasta immutata.

“Get out of your head”, “Get out of the building”

Come imprenditori, come professionisti, come persone, ci ritroviamo spesso nella trappola dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni. Una trappola in cui più che temere il cambiamento dello “status quo” o non prestare attenzione all’innovazione, ciò che ci tiene bloccati è la paura di rinnegare le nostre convinzioni personali. 

A volte si pensa ai Modelli di Business come qualcosa di attinente esclusivamente la sfera aziendale ma in realtà ogni scelta, ogni blocco del Canvas, descrive non solo come “intendiamo fare soldi” ma anche e soprattutto il modo che riteniamo interessante, divertente, sostenibile, per alcuni etico, di fare soldi. 

Ogni mappatura risponde a ciò che pensiamo possa apprezzare il mercato ma anche e soprattutto alla luce di ciò che pensiamo, di quella che troppo superficialmente chiamiamo “vision”. 

Quando tutto intorno cambia siamo dunque chiamati non solo a ripensare il modo in cui gestiamo gli affari ma anche e soprattutto a trovare un nuovo fit tra ciò che pensiamo possa essere redditizio e le nostre idee. In questo come detto subentrano spesso molti aspetti personali, che possono avere a prima vista poca attinenza al business. 

Steve Blank in proposito ha offerto sul finire dell’anno due consigli molto utili: 

Get out of the building, il mantra se vogliamo della Lean Startup. Uscire dai nostri uffici, dalle nostre bolle, parlare con i clienti, con colleghi, persino con concorrenti e decidere solo dopo aver visto “cosa c’è e cosa si dice in giro” se procedere o svoltare. 

L’equivalente a livello personale è quello che sempre Blank definisce “get out of your head”. Spesso crediamo che i nostri problemi siano unici e speciali ma in realtà quasi sempre altre persone stanno lottando o hanno risolto problemi simili. 

Condividere le proprie paura, le proprie ansie, la propria vulnerabilità non può non riguardare anche imprenditori e professionisti. 

Svoltare o procedere: da dove partire

Abbiamo pensato di condividere con la nostra community uno strumento utile per iniziare a ragionare sulla direzione da dare alle nostre imprese, un test in 7 domande, già presentato in Value Proposition Canvas, che ha il pregio di farci ragionare in maniera oggettiva tenendo a bada proprio quelle emozioni che spesso ci tengono ancorati e resistenti all’innovazione. 

Alcune indicazioni operative.

Prima di effettuare il test e valutare il livello di performance del tuo modello di business, facciamo un paio di precisazioni.
Anzitutto il test non ha la pretesa di essere esaustivo ma si propone di iniziare a guidare la riflessione strategica. 
In secondo luogo vogliamo darti qualche indicazione per la lettura dei risultati.
Al termine del test, riceverai infatti una mail con il punteggio ottenuto e con il recap dei singoli punteggi assegnati alle aree esaminate. Oltre al riepilogo riceverai dei suggerimenti pratici per iniziare una riflessione assieme ai tuoi colleghi su come rendere meno vulnerabile il tuo modello di business.
  

E ora è arrivato il momento. Metti alla prova la circolarità del tuo modello di business.

É un test completamente gratuito e ricevi i feedback in maniera immediata. 

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