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Business Model Masterclass: Come costruire modelli di business vincenti

Il Gruppo 24 Ore, ci ha chiesto di colmare questa necessità e di creare una masterclass che desse l’opportunità a manager e imprenditori di apprendere come innovare costantemente la propria azienda in modo profondo, agile ed economico.

Panoramica

Cosa significa Business Model?

Cos’è il Business Design?

E come si organizza realmente un processo di Business Innovation coerente ed efficace?

Per rispondere a queste domande non basta conoscere il Business Model Canvas.

Da anni, ormai, è uno strumento molto utilizzato in Italia, in modo più o meno consapevole. Esistono tanti corsi che spiegano come funziona, ma fino a pochi mesi fa mancava un’opportunità per apprendere un sistema di lavoro strutturato come il metodo Beople®, basato sul Business Design, l’approccio attraverso il quale strumenti come il Business Model Canvas sono stati creati, testati e perfezionati. 

Apprendere il metodo Beople® in due giorni: La Business Model Design Masterclass

Ce ne siamo resi conto insieme al Gruppo 24 Ore, che ci ha chiesto di colmare questa necessità e di creare una masterclass che desse l’opportunità a manager e imprenditori di apprendere il metodo del Business Design e di iniziare ad applicarlo per innovare costantemente la propria azienda in modo profondo, agile ed economico.

Così il 6 ottobre si è svolta la prima “Business Model Design Masterclass – Costruire modelli di business vincenti”, alla quale hanno preso parte 24 partecipanti. Un’aula eterogenea, che spaziava dall’ imprenditore di PMI al management di realtà imprenditoriali consolidate e di primo piano nel panorama italiano, come ad esempio Servizi Ospedalieri, Tecnocarta, Schneider Electric, Velcro e Cofidi Firenze. Alcuni provenivano da aziende in cui l’innovazione è portata avanti da team dedicati, altre erano ancora in fase di progettazione del cambiamento.

L’idea di innovazione, prima della masterclass, era riferita prevalentemente al prodotto e ai processi interni all’azienda.

Il linguaggio visuale che è alla base del metodo del Business Design risultava scarsamente applicato, mentre sul fronte dell’attitudine al testing ci siamo trovati davanti a una platea molto eterogenea in cui si passava da una propensione molto bassa a un’abitudine consolidata. 

La vera sfida in questo contesto formativo, quindi, non era solo trasmettere il metodo in modo efficace, ma farlo verso una pluralità di partecipanti provenienti da realtà imprenditoriali molto differenti non solo come conformazione e situazione, ma anche come approccio e attitudine.

Non solo Business Model Canvas: le aspettative dei partecipanti

Nella stesura del programma avevamo cercato di essere chiari: la Masterclass non è focalizzata sull’imparare a utilizzare uno strumento, ma sull’acquisizione di un approccio e di un metodo per l’innovazione.

Questa consapevolezza è stata uno dei fattori comuni tra i partecipanti, che ha permesso da subito di sincronizzarci su una visione del Business Design di più ampio respiro rispetto al singolo strumento.

Daniele Zorzoli, corporate account in Abletech, ci ha spiegato che il motivo per cui ha partecipato al corso era non solo acquisire dimestichezza e padronanza di un nuovo metodo, ma soprattutto sbloccare una nuova coscienza e consapevolezza utile a esaminare, comprendere e innovare i modelli di business in modo più completo ed efficace.

Tra i partecipanti c’era anche chi, come Maurizio Polverino (responsabile gare nazionali di Camst, il primo gruppo italiano nella ristorazione collettiva), conosceva già il Business Design attraverso letture internazionali e voleva approfondire meglio il metodo per valutare quanto potesse essere applicabile alla propria azienda. Sempre più realtà strutturate e consolidate, infatti, si stanno avvicinando a questo metodo proprio per ritrovare una maggiore agilità e ricominciare a pianificare attraverso modelli condivisi e semplificati, che permettano un allineamento ottimale. 

Più apprendimento sul Business Design, in meno tempo: l’esperienza d’aula

Abbiamo progettato la Masterclass attraverso criteri di progettazione precisi affinché fosse un’esperienza formativa rapida e al tempo stesso efficace, basata su tre aspetti principali:

Lavori di gruppo: perché attraverso l’interazione si stimola lo scambio reciproco e si valorizzano le risorse a disposizione

Linguaggio visuale: perché strutturare i concetti nello spazio aiuta a ragionare in modo più immediato e concreto, oltre a creare un linguaggio semplice e condiviso.

Tempi contingentati: Perché limitare il tempo utile a portare a termine un compito permette di liberarsi dai limiti del pensiero critico e di aprire il – ragionamento a più soluzioni parallele

Abbiamo previsto sessioni teoriche frontali, ma sempre contenute e finalizzate a esercitazioni pratiche, perché il Business Design non si studia, si pratica. È proprio attraverso i vari esercizi e simulazioni che abbiamo trasmesso il vero significato del Business Design: un metodo operativo, collaborativo e rapido che chiunque può apprendere in poco tempo.

Tra i partecipanti c’era anche chi proveniva da aziende che hanno già in atto processi interni di rinnovamento, come ad esempio Ambra Barbarossa di Acqua e Sapone, che ci ha raccontato come nel metodo che ha appreso alla Masterclass abbia scoperto una nuova modalità per far emergere proposte e creatività.

"Siamo abituati a riflettere con tempi più lunghi, ma utilizzare tempi ristretti per la parte creativa ci ha permesso di essere molto più efficienti, di elaborare idee più creative e mantenere alta la concentrazione." Ambra Barbarossa, Acqua e Sapone

Misurarsi con esercitazioni pratiche ha messo i partecipanti davanti ad apprendimenti inaspettati. Daniele Zorzoli, ad esempio, ci ha raccontato come in uno degli esercizi sia partito dalla convinzione di non poter applicare un business model completamente diverso alla sua azienda.

La vera sorpresa non è stata l’esserci riuscito in pochissimo tempo, ma ciò che è accaduto nella fase di confronto con l’aula dopo l’esercizio: gli altri partecipanti hanno discusso con lui i possibili difetti e risvolti di questo business model, pur appartenendo a settori completamente diversi e pur non conoscendo nulla della sua azienda fino a quel momento.

"Si stabilisce da subito un comune modo di esprimersi, al di là del lessico e delle esperienze. Con questo metodo si riesce a riportare allo stesso livello di comunicazione profili molto diversi, senza perdere efficacia." Daniele Zorzoli, Abletech

Uno dei punti di forza di questo metodo, infatti, è proprio la possibilità di mettere allo stesso tavolo professionalità e background eterogenei.

Come ci ha fatto notare lo stesso Daniele, infatti, spesso si frena l’innovazione nel momento in cui si cerca di omologare gli interlocutori, di escludere ogni voce diversa senza considerare che proprio da quella diversità può arrivare uno spunto inatteso se si creano le condizioni perché ci sia un dialogo.

Anche Maurizio Polverino ha notato le potenzialità di questo dialogo: come ci ha spiegato, ciò che l’ha colpito è stata la possibilità di andare oltre i “compartimenti stagni” che si formano utilizzando i metodi tradizionali e riuscire ad avere, invece, una visuale immediata, snella e dinamica di tutto il modello.

Uno strumento fondamentale nel Business Design: la pretotipazione

Quando nei questionari preliminari abbiamo visto così tanti partecipanti dichiarare di far parte di aziende abituate a testare sapevamo che era ovviamente la verità. Ma sapevamo anche che nessuna, probabilmente, conduceva le attività di test a monte dei progetti e non a valle.

Si tratta di un concetto che abbiamo spiegato in un articolo del nostro blog e che rappresenta forse uno degli aspetti più apprezzati della Masterclass. Ambra Barbarossa, ad esempio, ne è rimasta particolarmente colpita proprio perché proviene da un’azienda, Acqua e Sapone, che ha consolidato l’approccio di testing negli anni e per cui validare nuove soluzioni nella rete dei punti vendita è la prassi. Ha trovato nel pretotyping una modalità differente, che permette di testare a livello progettuale riducendo ancora di più i margini di errore.

Secondo Daniele Zorzoli è proprio questo approccio che può dare una nuova spinta alle aziende italiane, spesso frenate dal non avere una “cultura dell’errore”, come invece è presente in molti contesti esteri. Questo metodo, infatti, può aiutare le aziende a comprendere l’importanza dei piccoli fallimenti, ma soprattutto a compierli e apportare le dovute correzioni quando si è ancora in un contesto protetto, per innovare con meno rischi e maggiore consapevolezza.

La Business Model Design Masterclass è solo il punto di partenza

Trasferire un metodo a qualcuno significa dargli un approccio che deve essere utilizzato in futuro, non chiuso in un cassetto e dimenticato.

Per fare questo in solo una giornata e mezza, abbiamo messo i partecipanti davanti a tantissimo lavoro pratico, che ha permesso loro di acquisire sicurezza nell’utilizzo delle mappe e delle logiche attraverso cui scegliere gli strumenti più efficaci da utilizzare.

Una giornata e mezza, accessibile a tutti in termini di tempo, in cui poter apprendere il metodo Beople® per l’innovazione dei modelli di business. Un concentrato di approccio in cui ogni ora passata insieme era mirata a trasferire valore.

Quando, a distanza di una settimana, abbiamo chiesto ai partecipanti se avessero condiviso in azienda quanto appreso, per noi è stata una soddisfazione sapere che oltre un terzo lo aveva già fatto e quasi la metà degli intervistati stava comunque programmando di farlo.

Maurizio Polverino

CAMST

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